Il ciclo mestruale della donna e’ determinato dalla stimolazione degli ormoni ipotalamo-ipofisari (GnRh, FSH, LH) sull’ovaio e dalla produzione di ormoni ovarici (estrogeno e progesterone) che, a loro volta, stimolano l’endometrio, ossia il rivestimento interno dell’utero.
In risposta a questi fattori, l’endometrio subisce delle modificazioni il cui esito e’ rappresentato dal ciclo mestruale. La prima mestruazione (menarca) si verifica di solito intorno agli 11-12 anni, i successivi cicli si ripetono ogni 21-35 giorni per una durata di 3-7 giorni.
Nel caso in cui vi sia un’alterazione di questo ritmo si parla di irregolarità mestruale, potendosi identificare il cosiddetto “sanguinamento uterino anomalo” (AUB – abnormal uterine bleeding).
Per prima cosa deve essere esclusa la gravidanza, quindi si passerà ad identificare quale possa essere la causa, fra le tante, dell’irregolarità.
Di fronte ad un sanguinamento uterino anomalo (AUB) e’ quindi importante pensare e valutare tutte le possibili cause: polipi endometriali, miomi uterini, iperplasia endometriale, tumore endometriale, adenomiosi, endometrite, coagulopatie, assunzione di farmaci, squilibrio ormonale.
La diagnosi attraverso indagini strumentali quali ecografia, sonoisterografia, isteroscopia o risonanza magnetica in casi particolari e’ molto importante, ma e’ altrettanto fondamentale eseguire esami ematochimici e dosaggi ormonali (prolattina, ormoni tiroidei ed androgeni).
In pazienti con fattori di rischio quali obesità, ipertensione, anovulazione, ispessimento endometriale e’ importante l’esecuzione di una biopsia dell’endometrio per escludere patologie tumorali.
Altresì fondamentale e’ la valutazione ematologica in assenza di patologia organica.
Devono essere escluse cause iatrogene, ossia legate all’assunzione di farmaci che possono determinare un sanguinamento e cio’ puo’ essere fatto raccogliendo una dettagliata anamnesi della paziente.
Solo quando sono state escluse le cause sopraindicate, si potrà parlare di sanguinamento uterino anomalo (AUB) non classificabile e quindi non riconducibile ad una patologia definita.