La vulva è la parte più esterna dell'apparato genitale femminile. Oltre all'apertura vaginale (vestibolo) comprende le grandi e le piccole labbra - strutture cutanee che proteggono l'apertura vaginale - e il clitoride, formato da tessuto molto sensibile che si rigonfia per il passaggio di sangue in seguito alla stimolazione sessuale. La vagina è invece una sorta di canale (è detta anche "canale del parto") che congiunge la vulva e la cervice uterina. La parete interna di questo canale è rivestita da un epitelio squamoso al di sotto del quale si trovano muscoli, tessuto connettivo, linfonodi e vasi sanguigni. In prossimità dell'apertura vaginale sono presenti le ghiandole di Bartolini, una per lato, che producono un liquido lubrificante durante il rapporto sessuale. Tutte le cellule che compongono vulva e vagina possono in linea teorica dare origine a un tumore, anche se quelli più comuni riguardano grandi e piccole labbra, mentre quelli di clitoride e altre regioni sono più rari.
Quanto è diffuso
I tumori di vulva e vagina non sono molto diffusi e rappresentano circa il 5 per cento di tutti i tumori che colpiscono l'apparato genitale femminile.
Secondo i dati AIRTUM (Associazione italiana registri tumori) su oltre 2,2 milioni di persone che convivono con una diagnosi di tumore, meno di 9000 sono quelle che hanno ricevuto diagnosi di tumore di vulva e vagina.
La patologia può colpire persone di tutte le età, ma nella maggior parte dei casi la diagnosi riguarda donne attorno ai 70 anni e molto più raramente donne di età inferiore ai 40 anni.
Chi è a rischio
L'età rappresenta un fattore di rischio per i tumori di vulva e vagina che in genere colpiscono donne oltre i 50 anni (nella metà dei casi oltre i 70), ma il rischio aumenta anche in caso di stili di vita non corretti: nelle fumatrici, per esempio, raddoppia il rischio di tumore della vagina e aumenta quello di tumore della vulva.
Anche alcuni virus possono essere legati al rischio di tumore di vulva e vagina: le donne che presentano infezione da Papillomavirus (solo alcuni tipi virali, responsabili anche di altri tumori) sono più a rischio, così come quelle positive per il virus HIV che indebolisce il sistema immunitario.
Altre condizioni, come l'adenosi vaginale, la presenza di tumore cervicale o lesioni pre-cancerose e l'irritazione vaginale sono associate all'aumento del rischio di tumore della vagina, mentre il rischio di tumore della vulva è influenzato dalla presenza di neoplasia intraepiteliale vulvare (VIN, una condizione pre-cancerosa), altri tumori dell'area genitale, lichen sclerosus o melanoma o nei atipici in altre regioni del corpo.
È stato inoltre osservato che il tumore della vagina si presenta più frequentemente del normale nelle figlie di donne che hanno assunto dietilstilbestrolo (DES), un farmaco utilizzato tra il 1940 e il 1970 per prevenire l'aborto.
Tipologie
Vulva e vagina possono essere colpite da diversi tipi di cancro. Il più comune è senza dubbio il carcinoma squamoso (7 tumori vaginali su 10 e la maggior parte di quelli vulvari): nella vagina questo tumore è più comune nella zona vicina alla cervice uterina e si origina in genere da una lesione pre-cancerosa (VAIN, dall'inglese vaginal intraepithelial neoplasia) che può in seguito diventare tumore, in un processo che può durare anche parecchi anni. Nella vulva il carcinoma squamoso può essere anche di tipo verrucoso e assumere l'aspetto di una verruca a crescita lenta. Quando invece il tumore nasce da una cellula ghiandolare, prende il nome di adenocarcinoma, un altro tipo di neoplasia che colpisce vulva (8 casi su 100, in particolare le cellule di Bartolini) e vagina (15 casi su 100). Meno comuni, ma comunque presenti in vulva e vagina sono anche i melanomi (6 per cento dei tumori vulvari, specialmente in clitoride e piccole labbra, e 9 per cento di quelli vaginali), tumori che hanno origine dalle cellule che producono pigmenti che colorano la pelle, e i sarcomi (2 per cento dei tumori vulvari e 4 per cento di quelli vaginali) che derivano dalle cellule di muscoli e tessuto connettivo.
Sintomi
I tumori di vulva e vagina possono essere del tutto asintomatici almeno nelle prime fasi o dare origine a sintomi generici attribuibili anche ad altre patologie non di tipo oncologico. Nel caso di sintomi sospetti è meglio comunque rivolgersi al proprio medico o al ginecologo.
Più dell'80 per cento delle donne con tumore invasivo della vagina mostra sanguinamento (spesso dopo un rapporto sessuale) o perdite vaginali anomale, dolore durante i rapporti e, nei casi più avanzati, anche fastidio quando si urina, costipazione e dolore pelvico continuo.
Per il tumore della vulva i sintomi sono un po' diversi: nel caso di tumore invasivo a cellule squamose i sintomi delle fasi iniziali sono cambiamenti nell'aspetto di un'area della pelle della regione vulvare interessata che appare più sottile, oppure più rossa o più scura delle aree circostanti. Quando la malattia progredisce, la pelle si modifica ulteriormente assumendo l'aspetto di un nodulo rosso o bianco con una superficie ruvida e in alcuni casi sono presenti anche prurito, dolore o bruciore e perdite anomale non legate al ciclo mestruale o ferite che non si rimarginano per lunghi periodi. Come per il melanoma di altre regioni del corpo, anche quello vulvare si presenta come un neo che cambia aspetto o che compare ex novo e che presenta le caratteristiche tipiche dei nei maligni (asimmetria, bordi frastagliati, colore non uniforme e diametro superiore a 6 mm).
Prevenzione
Per prevenire i tumori è importante cercare di evitare comportamenti e sostanze che ne aumentino il rischio, una regola valida anche per i tumori di vulva e vagina.
In questi casi è importante evitare il fumo ed è opportuno cercare di evitare l'infezione da Papillomavirus, un virus che si contrae attraverso rapporti sessuali con persone infette e comportamenti sessuali a rischio (come per esempio un alto numero di partner, inizio precoce dell'attività sessuale eccetera). I controlli ginecologici periodici possono rivelarsi decisivi nella prevenzione dei tumori di vulva e vagina in quanto permettono di scoprire eventuali lesioni pre-cancerose che negli anni potrebbero trasformarsi in un tumore. Una volta identificate mediante visite ed esami specifici, VIN (lesioni vulvari intraepiteliali) e VAIN (lesioni vaginali intraepiteliali) possono essere trattate nel modo più opportuno eliminando il rischio che evolvano in tumore. Infine, anche un auto-esame mensile della vulva, facilmente effettuabile grazie a uno specchietto, può aiutare a identificare precocemente cambiamenti sospetti (nei, arrossamenti eccetera) da sottoporre all'attenzione del medico.
Diagnosi
La diagnosi dei tumori di vulva e vagina inizia con una visita ginecologica nel corso della quale lo specialista valuta i sintomi, effettua un esame completo della zona genitale, raccoglie informazioni sulla storia medica e familiare e, se lo ritiene necessario, effettua o prescrive ulteriori esami. La colposcopia, per esempio, è un esame piuttosto rapido e indolore che permette al medico di osservare nel dettaglio le cellule che rivestono vagina e cervice uterina e di mettere in luce eventuali anomalie. Nel caso di aree "sospette" si procede con la biopsia, cioè il prelievo di alcune cellule da analizzare al microscopio, che permette di stabilire o escludere con certezza la presenza di tumore della vagina. Anche per il tumore della vulva la diagnosi viene effettuata in base all'analisi citologica sulla biopsia. Una volta diagnosticato con certezza il tumore, si procede con altri esami per capire se la malattia si è diffusa anche in altri organi: in genere si utilizzano raggi X, risonanza magnetica, TC, PET e alcuni esami "endoscopici" come la cistoscopia che analizza la vescica mediante un tubo al quale è fissata una sonda che permette di illuminare e visualizzare l'area e, se necessario, anche di prelevare campioni di tessuto, o la proctoscopia che utilizza la stessa tecnica per il retto.
Evoluzione
Lo stadio dei tumori di vulva e vagina, che indica quanto la malattia è diffusa, viene assegnato utilizzando il sistema di stadiazione FIGO (International Federation of Gynecology and Obstetrics) combinato con e quello dell'AJCC (American Joint Committee on Cancer) e si basa sui criteri "TNM" dove T si riferisce all'estensione della malattia, N al coinvolgimento dei linfonodi e M alla presenza di metastasi.
Come si cura
La scelta del trattamento da effettuare in caso di tumore di vulva e vagina dipende da numerosi fattori, come per esempio tipologia, posizione e diffusione della malattia, età e condizioni fisiche della paziente.
La chirurgia rappresenta un'importante opzione di trattamento e l'intervento può essere più o meno invasivo a seconda dei casi: la chirurgia che "vaporizza" le cellule tumorali, per esempio, è efficace per le lesioni pre-cancerose sia vulvari (VIN) sia vaginali (VAIN), ma non è adatta al trattamento dei tumori invasivi. In quei casi si ricorre alla chirurgia tradizionale che prevede l'asportazione dei tessuti interessati dal tumore e, se necessario, anche la successiva ricostruzione delle parti rimosse. La ricostruzione della vagina permette alle donne di avere rapporti sessuali anche dopo l'intervento, mentre la ricostruzione dei genitali esterni (vulva) ha una funzione soprattutto psicologica e spesso aiuta la donna a sentirsi meno a disagio nella vita intima. In generale, dopo un intervento di vulvectomia (la rimozione totale o parziale della vulva) è molto difficile che una donna riesca a raggiungere l'orgasmo dal momento che i genitali esterni, e in particolare il clitoride, hanno un ruolo fondamentale nel piacere femminile.
Per il trattamento dei tumori di vulva e vagina possono inoltre essere utilizzate varie forme di radioterapia: quella esterna viene usata per il tumore della vulva anche allo scopo di ridurre le dimensioni della malattia e poter procedere con un intervento chirurgico meno invasivo, mentre per il tumore della vagina la radioterapia esterna è spesso affiancata anche da quella interna (brachiterapia, terapia interstiziale eccetera) nella quale la radiazione viene applicata direttamente al tessuto malato.
Nei casi di malattia più avanzata, o quando la rimozione del tumore non è possibile, si può far uso della chemioterapia, in genere di tipo sistemico (che viene cioè somministrata per via intravenosa o orale ed è diretta a tutto l'organismo, non solo al tumore). Infine sono disponibili trattamenti topici che consistono nell'applicare il farmaco chemioterapico (fluorouracile) direttamente sulla pelle nella regione del tumore e che si utilizzano soprattutto nel caso di lesioni pre-cancerose, ma non nel caso di tumori invasivi.